Certo la storia delle Pelagie, trattandosi di isole così vicine, è simile ed interconnessa: le varie vicende storiche che videro Lampedusa protagonista si rifletterono, in misura connaturata al territorio, anche sulle vicine Linosa e Lampione, non abbiamo quindi rivelazioni sorprendenti o differenti destini, ciononostante è comunque interessante vedere come tutte, nonostante il loro isolamento geografico abbiano avuto, sin dai tempi antichi, una valenza storica.
Di Linosa si trovano i primi accenni storici negli scritti di Strabone e di Plinio il Vecchio ed, all’epoca, era denominata Aethusa (Αιθο?σσα) prima e Algusa (Αλγο?σσα) poi; al 1500 risale la prima denominazione di Lenusa a cura di un frate domenicano, tal Fazello, mentre il toponimo attuale di Linosa si deve al Sanvisente nel 1845. Della sua storia antica sono rimaste circa 150 cisterne per l’acqua di epoca romana, quando pare fosse punto d’appoggio per la flotta durante le Guerre Puniche; in generale l’isola di Linosa ha seguito le vicissitudini storiche di Lampedusa stessa.
Per quanto riguarda Lampione invece, la storia è avara: in massima parte in comune con quella delle sorelle “maggiori”, per lei in particolare racconta di un luogo scelto da due eremiti, si presume in epoche diverse altrimenti che eremiti sarebbero stati, per finire i loro giorni. La leggenda invece vuole che fosse un masso sfuggito dalle mani di un Ciclope, ed è romatico pensare a Lampione, perso nel mare, come in effetti è, dalle mani di una divinità gigantesca.
Anche la vegetazione non differisce di molto: Linosa, come Lampedusa e Lampione, è caratterizzata da una vegetazione brulla, con macchia mediterranea: sull’isola di Linosa però, oltre alle specie tipiche della macchia, sono presenti alcune specie endemiche ed è certamente uno spettacolo, in primavera, la fioritura del timo con i suoi piccoli fiorellini. Riveste una notevole diffusione anche la coltivazione della lenticchia di Linosa, una specie particolare e molto piccola resa particolarmente saporita dalla terra vulcanica in cui è coltivata, il cappero è l’altra coltivazione importante sull’isola ed entrambe le specie sono coltivate con metodi assolutamente biologici. Discorso a parte merita la coltivazione del fico d’india, diffusa con filari e filari, oltre che su Lampedusa, anche a Linosa dove però, alcuni anni fa, ha fatto la sua comparsa una malattia fungina, il cancro gommoso, che ha distrutto molti filari e che si sta tentando di arginare con ricerche sul campo ed attività di laboratorio, anche con la collaborazione dell’Università di Palermo.
Per Lampione, complice anche la sua piccola estensione, non c’è molto da dire dal punto di vista delle specie vegetali, il terreno è caratterizzato dalla macchia mediterranea in comune con le altre isole. Solo nei suoi fondali, verso la fine del 1800, venne scoperto un banco di spugne che, per alcuni anni, rappresentò una fonte di lavoro e guadagno ma, in questo caso non si può parlare propriamente di specie vegetali.
È quindi pur vero che le tre isole sono, a “vario titolo” sorelle ma, a ben guardare, in ognuna si può trovare una particolarità che la differenzia e la rende, a suo modo, uniche e meritevoli di una visita.