In un’isola c’è sempre da fare: è un fatto connaturato all’animo intrinseco dell’essere isola e Lampedusa, fortunatamente possiamo dire, non sfugge a questo karma. D’altronde il mare non è mai fermo, è in continuo divenire e Lampedusa è un tutt’uno con il suo mare.
I progetti iniziati, in corso o pensati per Lampedusa sono i più vari e spaziano dalla natura alla cultura con un occhio alla storia.
Cominciamo da un’iniziativa senz’altro meritoria e che tende a dare all’isola una sua autonomia al di fuori del solo mare o del turismo: parliamo degli “orti condivisi”, un progetto che sta prendendo sempre più piede anche nelle nostre città: “Porto l’orto a Lampedusa- P’orto di Lampedusa” i primi orti comunitari sulle Pelagie è un progetto nato nel 2014, che si è concretizzato il 20/9/2015 con una festa in piazza Brignone per l’assegnazione dei primi lotti di terreno. Un progetto senz’altro interessante promosso da Terra!Onlus in collaborazione con il circolo Legambiente Lampedusa Esther Ada, patrocinato dal Comune di Lampedusa e Linosa e da molte altre realtà istituzionali e non, che ha visto come destinatari i cittadini lampedusani e gli ospiti del Centro diurno (per ospiti con disabilità psichiche e motorie) con l’intento di favorire, attraverso la pratica dell’agricoltura, l’interazione e l’inclusione sociale.
Parlando invece di mare e di natura dobbiamo segnalare l’impegno di Marevivo e delle sue tante campagne per il mare: di vitale importanza la campagna di educazione ambientale degli anni scorsi, rivolta agli alunni delle scuole, denominata “Delfini Guardiani”, volta a formare una sensibilità particolare nei bambini e renderli partecipi e primi attori nella tutela del mare; altra campagna interessante, conclusasi a fine giugno del 2017, è stata la P.F.U. Zero (acronimo per pneumatici fuori uso) con la raccolta in mare di questi “galleggianti indesiderati”. Per l’estate del 2018 si sta concordando, con il supporto e la collaborazione dei divers locali, una pulizia dei fondali dell’isola.
Un progetto singolare e che si raccorda all’emergenza migranti ed alle tragedie in mare connesse è “Apnea Project” nato da un’idea di Vanessa Vozzo legata al progetto dell’International Rescue Committee, denominato “What’s in my bag”, incentrato sugli oggetti che i migranti portano con loro nella loro fuga. Si tratta di un progetto che utilizza un approccio multidisciplinare, legando nuove tecnologie digitali di ripresa e di immersioni, per la creazione di un opera con un percorso espositivo nuovo e peculiare. Gli oggetti dei migranti in generale e con riferimento in particolare anche al terribile naufragio dell’ottobre del 2013, assumono quindi una valenza multipla di storie, di perdita, di retaggio culturale: senz’altro un altro modo di raccontare una tragedia in tutti i suoi risvolti.
Lampedusa è anche questo, un grande monito sociale a non dimenticare quanti, ogni giorno, cercano un riscatto fuggendo dalle guerre e dalla fame.
Ma altri progetti sono “in progress” sull’isola e ne parleremo a breve.